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LIVE CONCORSI NOTIZIE - Dal Governo siciliano l’Osservatorio per il trasporto aereo, interventi sui corsi d’acqua e la valorizzazione dei tartufi

 


Oggi segnaliamo tre provvedimenti importanti adottati dal Governo regionale siciliano. Il primo riguarda il traffico aereo e, segnatamente, i prezzi esorbitanti che i siciliani debbono pagare per i biglietti. Il secondo provvedimento riguarda la tutela del territorio, con particolare riferimento agli attraversamenti abusivi di fiumi e corsi d’acqua della nostra Isola. Il terzo provvedimento riguarda il regolamento per la coltivazione, il commercio e la tutela del consumo di tartufi freschi o conservati in Sicilia. 

   

Cominciamo con il traffico aereo che, fino ad oggi, ha sempre penalizzato la Sicilia. Quando c’era il monopolio dei cieli da parte di Alitalia si diceva che la Sicilia veniva penalizzata dal monopolio della compagnia di bandiera. Oggi l’Alitalia non c’è più, c’è, o ci dovrebbe essere la concorrenza tra le varie compagne aeree ma, come ha affermato il presidente della Regione, Renato Schifani, adesso c’è il problema dei ‘cartelli’: le compagne aree si mettono d’accordo tra loro e fanno pagare ai cittadini siciliani prezzi dei biglietti che definire ‘salati’ è poco! Il Governo sta intervenendo. Ha contattato una compagna aerea che dovrebbe proporre prezzi dei biglietti più bassi per ‘rompere’ l’accordo di ‘cartello’. In più, l’assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti, Alessandro Aricò, ha istituito il primo Osservatorio regionale per il trasporto aereo, l’organismo fortemente voluto dal Governo siciliano per monitorare il traffico aereo da e per la Sicilia e contrastare l'aumento esorbitante delle tariffe, specialmente nei periodi di alta stagione. 

 

“Il tavolo – si legge in un comunicato della Regione siciliana - riunisce, tra gli altri, i rappresentanti dei sei aeroporti siciliani, dell'Enac, della facoltà di Statistica dell'Università di Palermo e di Confconsumatori, con l'obiettivo di rendere più funzionali i servizi ai viaggiatori, contrastare il caro tariffe e monitorare il traffico aereo”. Nei giorni scorsi l’assessore Aricò promosso una riunione con Salvatore Ombra e Giovanni Amico, presidente e rappresentante di Airgest, la società che gestisce l’aeroporto di Trapani; Natale Chieppa, Francesco Randazzo e Giovanni Scalia, rispettivamente direttore generale, presidente e amministratore delegato della Gesap, la società che gestisce l’aeroporto di Palermo; Giovanna Candura e Daniele Casale, presidente e responsabile commerciale aviation di Sac, la società che gestisce l’aeroporto di Catania; Mariano Rodi, presidente aeroporto di Pantelleria; i docenti di Statistica dell’Università di Palermo Massimo Attanasio e Filippa Bono; Carmelo Calì, rappresentante di Confconsumatori; in collegamento da Roma, Sabrina Paris, direttore dell’ufficio statistiche di Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile. 

 

“Abbiamo posto le basi affinché gli aeroporti siciliani comincino a interagire - ha detto Aricò - costituendo una rete aeroportuale. Vogliamo inaugurare una strategia che aiuti a fare sistema, a migliorare i servizi e porsi nei confronti delle compagnie con una visione unitaria. Abbiamo avuto, inoltre, la possibilità di interloquire con i rappresentanti dei sei aeroporti siciliani, con l’Enac e con chi rappresenta i consumatori per mettere a fuoco in maniera più nitida i contorni della questione del caro-voli. L’Università di Palermo ci aiuterà ad assemblare e a interpretare i dati statistici sui biglietti aerei. Abbiamo l’obbligo di far viaggiare i venti milioni di passeggeri che transitano dai nostri scali a prezzi più ridotti. L’insediamento dell’Osservatorio è un altro passo che il governo fa dopo l’esposto del all'Antitrust e l’arrivo di un terzo vettore che collegherà la Sicilia col continente”.  


Dai cieli siciliani ai corsi d’acqua. “Una task-force per mappare ed eliminare le piste e i guadi impropri esistenti all'interno degli alvei dei corsi d'acqua dell'Isola”. Così leggiamo in un comunicato della Regione siciliana. Argomento molto ‘caldo’, se è vero che ormai da qualche anno le piogge che colpiscono la Sicilia sono sempre più violente e provocano molto spesso alluvioni. La domanda è: le alluvioni sono solo il frutto di piogge torrenziali o l’ambiente siciliano è stato abbandonato? Con molta probabilità, i cambiamenti climatici in corso colpiscono duro ma i corsi d’acqua che la politica siciliana ha abbandonato tra 30 anni circa a questa parte contribuiscono a peggiorare i problemi. L’attuale Governo regionale – unico caso negli ultimi 30 anni – ha deciso di prendere di petto il problema. Il presidente della Regione siciliana ha già annunciato il coinvolgimento degli operai della Forestale, dell’Ente di sviluppo agricolo e, in generale, della stessa amministrazione regionale nel suo complesso per studiare il territorio e iniziare a tamburo battente gli interventi di sistemazione di fiumi e corsi d’acqua per evitare, o quanto meno ridurre gli effetti nefasti sul territorio delle possibili inondazioni. Interventi a tutela dell’agricoltura ma anche dei centri abitati. Questo è un fatto importantissimo, perché gli ultimi interventi di spessore  nei fiumi e nei corsi d’acqua della Sicilia sono stati effettuati negli anni ’70 e ’80 del secolo passato (e non tutti sono stati corretti). È in questo scenario che lo stesso Governo regionale sta adesso affrontando il problema dei tanti attraversamenti abusivi e irrazionali di fiumi e corsi d’acqua. L'Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, su spinta del Governo regionale, ha già promosso un primo incontro operativo. Attorno allo stesso tavolo si sono seduti il segretario generale dell’ente, Leonardo Santoro, i rappresentanti delle Prefetture e della Protezione civile, i rappresentanti degli uffici del Genio civile, della Struttura commissariale contro il dissesto idrogeologico e l’Anci Sicilia 8Associazione nazionale comuni italiani).


“L'esigenza nasce dal fatto che spesso questi attraversamenti determinano fenomeni di alluvionamento e costituiscono un reale pericolo per la privata e pubblica incolumità – si legge nel comunicato della regione siciliana -. Spesso si tratta di strutture precarie e non autorizzate, la cui realizzazione costituisce reato penale soprattutto perché, nella maggior parte dei casi, concorre a causare i maggiori danni a seguito dell’ostruzione dell’alveo fluviale, causandone la fuoriuscita dagli argini in conseguenza di eventi meteorici, specie se intensi”. Dice il segretario dell'Autorità di bacino, Leonardo Santoro: “In questa fase sarà fondamentale il ruolo dei Comuni per individuare con certezza la collocazione e il soggetto responsabile a cui poi intimarne la rimozione in danno. L’attività avviata oggi è fondamentale anche per accrescere la consapevolezza del rischio nei confronti della popolazione che, ignara, viene indotta ad attraversare questi guadi su cui sono collocate illegittimamente strade interpoderali, comunali, provinciali o statali”. Anche questo è un intervento storico che mette finalmente fine a una condizione di caos in luoghi spesso poco frequentati ma che possono accentuare i problemi legati alle in ondazioni.  

 

“La Protezione civile regionale, con cui da tempo l’Autorità di bacino della Sicilia opera in sinergia – si legge sempre nel comunicato - fornirà gli elenchi provinciali dei guadi più pericolosi che, secondo una prima stima, ammontano complessivamente a circa un migliaio. L'attività ricognitiva sarà effettuata anche grazie all'utilizzo dei droni”.

 

“Emblematico, tra gli esiti dei sopralluoghi effettuati nell’ambito delle proprie mansioni di polizia idraulica dell’Autorità di bacino – aggiunge Santoro – è l’aver rilevato sul torrente Ficuzza, tra quelli esondati e che hanno causato danni alle colture e alle infrastrutture agricole nel Comune di Gela la presenza della strada statale 115 che scavalca il fiume mediante un guado realizzato con tubazioni precarie e affiancata da un tubo ponte collocato a ridosso dell’alveo, che hanno occluso completamente il corso d’acqua. Quello di oggi – conclude Santoro – è da intendersi come l'avvio di un percorso che vedrà coinvolti in ogni fase Sindaci e Prefetture”. Finalmente si affronta un problema che la politica siciliana aveva ignorato per tre decenni!  


Terzo argomento: i tartufi. In genere, quando si parla di tartufi si fa riferimento al Nord Italia. I tartufi esistono anche in Sicilia, anche se non sono mai stati molto conosciuti. Da qualche anno a questa parte la Sicilia comincia a cimentarsi con i tartufi. Così l’attuale Governo siciliano ha pensato di istituire un disciplinare con un regolamento per la coltivazione, la raccolta, il commercio e la tutela del consumo di tartufi freschi o conservati. Con questo obiettivo si è riunito il tavolo tecnico istituito dall’assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino, in cui è già stata discussa ed è allo studio una bozza di regolamento con le norme per i cavatori, sulla scia di quanto previsto nella legge regionale 35/2020.

  

“La regolamentazione della produzione di tartufo in Sicilia – dichiara l’assessore Sammartino - ha l’obiettivo di difendere il territorio, valorizzare le aree vocate e garantire un maggiore sviluppo economico, culturale, turistico, commerciale ed enogastronomico della nostra terra. Si tratta di una sfida per lanciare una nuova filiera che dimostri al mondo che sappiamo valorizzare le ricchezze della nostra Sicilia fino ad ora non utilizzate”.  

Il tavolo tecnico è composto, oltre che dall’assessore Sammartino, dal dirigente generale del dipartimento regionale dell’Agricoltura, Dario Cartabellotta, e dal gruppo tecnico composto da Antonino Iacono, Daniela Nifosi, Destrino Giuseppe Papia, Paolo Girgenti, Marcello Vento e Paolo Manzullo. Per Antonino Iacono, presidente del Centro di Ricerca per la valorizzazione del tartufo e della tartuficoltura in Sicilia, “la sinergia con l’assessore è totale e siamo sicuri che il suo lavoro saprà valorizzare questo prodotto di nicchia”.

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